#10 CALIU MILANO – GEMMA MARGALEF (ITA)
Gemma Margalef sognava da anni di iniziare a produrre una propria linea di lampade, ma – comprensibilmente – si chiedeva anche se fosse riuscita a mantenersi con quella. Poi nel 2018 nell’azienda per cui lavorava a tempo pieno ci furono alcuni significativi cambiamenti organizzativi che hanno portato Gemma a rivedere il suo futuro sotto una nuova luce, e alla fine lei ha deciso di fare il grande salto: ”Questo è il momento.”
Lei non ha tuttavia cominciato da zero. Lavorare coi filati è da sempre una specie di tradizione per le donne della sua famiglia, e lo era anche per Gemma, ma qualcosa da fare principalmente per se stessa. In più, dal momento che le lampade che Gemma vedeva sul mercato avevano sempre qualcosa che non le piaceva – o la forma era sbagliata oppure la luce che emettevano non la soddisfaceva – lei aveva già realizzato diverse lampade per tutti gli appartamenti in cui aveva vissuto, con vecchi telai di paralumi e con diversi tipi di materiali, “tipo tubi, tessuti e simili”. Quel passato fece sì che lei avesse già una sorta di idea di ciò che un’effettiva produzione di lampade avrebbe richiesto.
Quando Gemma ha deciso di lanciare per davvero la sua carriera da designer di lampade, si è ricordata delle lampade che in spagnolo si chiamano lamparas tejidas, lampade tessute. Gemma iniziò a fare un po’ di ricerche su questa tecnica specifica, e quelle ricerche le fecero tornare in mente il ricordo di aver visto, nel 2010 a Barcellona, la sua città originaria, in un negozio del marchio di scarpe Camper lampade che già allora avevano catturato la sua attenzione. Camper aveva incaricato l’artista e designer spagnolo Curro Claret per progettare lampade utilizzando dei vecchi lacci delle scarpe di Camper, e Claret aveva avvolto questi lacci colorati attorno ai telai metallici di paralumi, creando delle superfici uniforme. Ora, molti anni dopo, Gemma scoprì che che la tecnica delle lamparas tejidas che Claret aveva utilizzato per le lampade risaliva al Messico degli anni ‘50, e diversi designer e brand la utilizzano ancora; è stato utilizzato per esempio – probabilmente l’esempio più famoso – nella “poltrona Acapulco”, ma anche in pannelli e altri oggetti.
Per Gemma fu chiaro fin da subito di voler essere il più sostenibile possibile: “Non utilizzo né collanti né vernici, quindi il prodotto è riciclabile al 100%, anche perché i telai sono di ferro, il materiale più riciclabile nel mondo.” Gemma è inoltre orgogliosa del fatto che il suo prodotto sia “100% made in Italy”; lei acquista i telai da artigiani lombardi, e i filati provengono da aziende tessili biellesi. La particolarità dei filati è che oltre a essere ovviamente riciclabili sono in realtà rigenerati – infatti uno degli elementi che aveva colpito Gemma nelle lampade realizzate da Claret per Camper era proprio il riutilizzo dei materiali in disuso – ovvero i filati sono stati fatti dagli scarti di produzione, materiali che non vengono più utilizzati es. perché non servono nelle nuove collezioni. Questi materiali – sia filati che tessuti – vengono prima divisi per tonalità di colore, tagliati in pezzettini e poi immersi nelle vasche con prodotti che li fanno sciogliere un po’, e poi vengono rifilati “creando un nuovo filato, per non sprecare il materiale”.
Oltre a trovare i fornitori adatti Gemma ha trovato anche un posto dove costruire le lampade; un piccolo vecchio negozio a livello strada in zona Porta Romana funge sia da studio per la produzione sia da semplice showroom. Strada facendo, Gemma trovò anche il nome per il marchio: “Essendo di Barcellona, ci tenevo molto a inserire una parola catalana con ‘Milano’ che è la mia città d’adozione, da 21 anni ormai. Caliu è una parola che significa una specie di atmosfera, non è niente di tangibile, non è un oggetto. È una situazione che si crea quando le persone stanno assieme con altre persone, con amici, con parenti; c’è un bell’ambiente, magari sono in un posto, in un ristorante, in una festa, in una casa, con un camino, con il calore delle persone gradevole – questo da noi diciamo che c’è un buon “caliu”. È come dire che l’ambiente e l’atmosfera erano belli, c’erano belle persone, la temperatura era giusta… E siccome questi paralumi creano una luce molto soffusa e accogliente, ho scelto questa parola catalana come nome del mio brand.” Quando tutto fu pronto, Gemma si mise al lavoro e iniziò a vendere le sue lampade.
Poi venne la pandemia. Essendo quella di Gemma un’attività commerciale, le fu permesso di andare in studio ogni giorno, attraversando la città vuota in metropolitana. Gemma fu una delle persone fortunate, il periodo fu in realtà molto buono per lei; come molti ricordano, durante il lockdown tutti quelli che ebbero la fortuna di non essere ammalati né di dover preoccuparsi in maniera significativa per i propri cari, spesso passarono il loro copioso tempo a casa a ordinare cose da internet. Come mobili e altri oggetti per la casa. Come lampade. Come le lampade realizzate da Gemma.
Nonostante il “boom di vendite” tra i privati di quel periodo, la maggioranza della clientela di Gemma consiste in architetti e in studi di interior design, sia in Italia che all’estero, che ordinano le lampade per i loro clienti: “Agli architetti è molto chiaro come vogliono i colori, quindi magari mi inviano materiale relativo agli spazi dove andranno appese queste lampade, e insieme decidiamo i colori.”
Tuttavia, il decidere insieme vale soprattutto per i clienti privati. “In passato ho lavorato per 15 anni per un’azienda di marketing operativo, dove studiavo il consumatore – quindi tutti noi clienti quando entriamo in un negozio, un supermercato – e mi ero resa conto che eravamo tutti molto guidati nei nostri acquisti. Anche se uno crede che sta scegliendo un prodotto, molte volte è guidato a comprare un oggetto in particolare.” Ora Gemma vuole evitare manovre del genere: “Voglio rendere partecipi i clienti nello scegliere come realizzare la loro lampada, sia nella forma che nei colori.”
Quando Gemma riceve una richiesta per una lampada, lei cerca di capire un po’ i gusti del cliente e quali colori ci sono nello spazio dove andrà appeso il paralume, “per creare un abbinamento armonico con lo spazio dove andrà”. Lei suggerisce poi al cliente alcuni colori, magari dopo aver trovato ispirazione nelle riviste di design ma a volte anche in quelle di moda. Uno dei suoi strumenti principali è un libro intitolato Repertoire de couleurs, pubblicato la prima volta nel 1905 e che contiene 1.385 toni di tutti i colori, con spiegazioni su dove il colore si può trovare nel “mondo reale” e possibili nomi alternativi, nonché le traduzioni in tedesco, inglese, spagnolo e italiano. In molti casi i colori derivano dalle piante, ma c’è anche per esempio l’oro con le sue sfumature e molto altro ancora.
Si potrebbe pensare che scegliere colori non sia poi così difficile; si sceglie semplicemente il colore o i colori a seconda dei propri gusti e basta, no? Beh, non così in fretta. Oltre alla differenza tra un colore e un altro e alle diverse sfumature di un certo colore, c’è anche la differenza relativa all’abbinamento, ovvero a cosa un determinato colore o una sua sfumatura viene accostato. Questo vuol dire che l’occhio percepisce un colore in modo diverso a seconda che sia su uno sfondo nero o bianco e a seconda dei colori a cui è abbinato. Gemma quindi confronta alcune possibili combinazioni prima di decidere cosa suggerire al cliente.
Dopo la selezione della forma e del colore Gemma inizia ad avvolgere il filo attorno al telaio, assicurandosi che le linee siano dritte e che i fili formino una superficie uniforme e non si sovrappongano né si incrocino tra di loro. Quando la lampada è pronta, Gemma se ne assicura il funzionamento con una lampadina e la spedisce al cliente. Solitamente ci vogliono circa 15-20 ore per completare una lampada, ma il tempo dipende ovviamente anche dalle dimensioni della lampada e dal numero di colori e righe che il cliente ha scelto; la realizzazione di un paralume può richiedere anche tre giorni. Le lampade sono completamente realizzate a mano e il fatto che siano create su ordinazione rende ogni lampada unica.
Un piccolo spazio con un grande tavolo alto per costruire le lampade in una tranquilla via laterale nella zona sud di Milano è tutto ciò di cui Gemma ha bisogno in questo momento. Sebbene una certa crescita sia naturalmente gradita, Gemma vuole preservare l’artigianalità e l’unicità del suo lavoro, distinguendo così il suo marchio da altri che producono questo tipo di lampade su vasta scala; nei periodi in cui il numero degli ordini aumenta più del solito, Gemma si fa aiutare da alcune persone accuratamente selezionate. Tuttavia, lei afferma: “non voglio neanche diventare qualcosa di veramente grande, sono contenta così”.
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