#05 L’EFFETTO DELLA SICCITÀ SUL TICINO
Poco prima di Pavia, il treno passa davanti alle risaie di un verde brillante, con qualche campo di mais più verde scuro qua e là; a quanto pare, l’irrigazione funzioni ancora nella zona. I punti in cui la raccolta è già stata fatta sono in netto contrasto con i verdi sani; il pezzo di terra su cui non cresce più nulla è stato lasciato a se stesso e, dato che non c’è stata pioggia, è solo una stoppia bruciata, giallastra e beige, con terreno secco sotto.
Poche settimane fa, quando i segnali di siccità hanno iniziato a intensificarsi, alcuni comuni dell’Italia settentrionale hanno vietato di riempire le piscine private e l’irrigazione degli orti. Da allora mi sento in colpa quasi ogni volta quando mi faccio la doccia (o comunque consumo acqua, praticamente), ma una telefonata con Silvia Valenti, l’addetta stampa di Legambiente Lombardia, allevia un po’ i miei sensi di colpa: “Il consumo domestico è solo una goccia; l’agricoltura intensiva è il problema più grande.”
Oltre che per l’agricoltura per produrre cibo per il consumo umano, l’acqua è necessaria anche per generare energia; come ricorda Legambiente nel rapporto pubblicato il 15 luglio, la siccità e il caldo potrebbero presto avere un impatto significativo sulla rete elettrica. Allo stesso tempo, trattenere l’acqua per il fabbisogno di produzione di energia significa non solo meno acqua per l’agricoltura, ma anche un potenziale effetto sugli ecosistemi dei fiumi a causa della concentrazione di inquinamento, dell’eutrofizzazione e del surriscaldamento delle acque. Valenti spiega inoltre che parte della produzione agricola è destinata a ottenere biomassa che verrà poi bruciata per generare energia; il problema è che la coltivazione richiede un’enorme quantità di acqua, e l’energia generata non è nemmeno rinnovabile.
Anche il fiume Ticino risente della siccità. Questo corso d’acqua inizia in Svizzera, attraversa il Lago Maggiore (avete letto ‘Addio alle armi’ di Hemingway? quel lago), quindi procede verso sud in direzione svoltando leggermente verso sud-est, e poco dopo Pavia si unisce al Po. A causa della poca neve nell’ultimo inverno c’è meno acqua anche in Ticino, e lo si vede, in vari punti lungo il fiume.
A Bereguardo, un paesino a pochi chilometri a nord-ovest di Pavia, c’è un ponte di barche sul fiume, ma sembra di non galleggiare affatto. C’è più di un metro (3 piedi) d’acqua che “manca”. “Vedi quei tronchi? Dovremmo vedere solo le punte; l’acqua dovrebbe essere a quell'altezza,” spiega Angelo Maggioni, un guardia parco volontario.
L’area intorno al ponte è anche un punto per fare il bagno e passare la giornata al sole, e molte persone hanno portato anche il barbecue. Vicino all’acqua è consentito grigliare (infatti l’aria è densa di fumi), ma Angelo va a fare due chiacchiere con un gruppetto di persone che lo sta facendo vicino a un albero, un po’ più lontano dal bagnasciuga. Incendi boschivi sono l’ultima cosa che si ha bisogno adesso.
Ci saranno dei divieti e restrizioni sull’uso dell’acqua, ma a quanto pare non si applicano alle piscine pubbliche, almeno in quest’area; passando accanto alla recinzione del parco acquatico Onda Splash si intravede un’enorme folla di gente all’interno. A pochi metri dalla recinzione, una porzione di Ticino è quasi ferma, ricoperta da alghe verde chiaro.
A Canarazzo, un altro popolare punto per passare la giornata vicino all’acqua e fare canottaggio, alcune persone hanno portato i loro lettini su una spiaggetta a più di 10 metri dalla riva; quella striscia di terra non dovrebbe essere visibile. “Il livello dell’acqua è di almeno due metri troppo basso”, dice un uomo che sta godendo la giornata sulla riva con gli amici. Oltre all’acqua che scendeva dalle montagne, “c’erano sorgenti subacquee; l’acqua del fiume si poteva bere”, sostiene. “Ora è tutto contaminato.”
“Certo, è normale che a metà luglio sia secco – ma non così secco”, osserva Angelo indicando la vegetazione vicino a una lanca a pochi chilometri da Bereguardo. Il pendio dalla strada arginale fino al letto del fiume è in gran parte ricoperto da erba brunastra completamente bruciata. In lontananza, più a valle del torrente, si vedono tutti i blocchi di cemento che sono stati posati lì per impedire la erosione del fiume sulla sponda destra. “Se il prossimo inverno non ci sarà tanta, ma tanta neve, l’anno prossimo sarà catastrofico.”
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Angelo Maggioni